educati a punizione o a vantaggio?

Nonostante la mia ignoranza antropologica e psicologica… mi sono fatto persuaso (citazione Montalbanese) che esistano due macro categorie di persone… quelle avvezze al dolcetto e quelle intimorite dallo scherzetto. No… non ho nessuna simpatia per certe stupide ammmericanate in maschera, era solo una introduzione ironica.
Mi riferisco a quelle che anno ricevuto un’educazione basata su lode e premio e le altre, quelle che sono cresciute sopravvivendo a paura e punizione.
Da bambino notavo la grande differenza tra coetanei “tenuti in palmo di mano” dai genitori che li esaltavano e li premiavano… e altri che si muovevano guardinghi per evitare errori e relative conseguenze. Ora che sono cresciuto, vedo l’evoluzione di questa differenza negli adulti… chi soffre da bramosia di luce divina e chi cerca costantemente di sfuggire al buio.
Vabbè... se dovessi trarre una conclusione in stile "chiscchierata da osteria", le definirei due strade differenti che portano allo stesso traguardo… bisogno di riconoscimento e insoddisfazione perenne.
Già, perché chi è cresciuto a forza di “ce la puoi fare! lo so” non si gode mai il risultato per accanirsi immediatamente sulla prova successiva… invece, chi è cresciuto con svariati “potevi fare di più, che delusione!” non si gode mai il risultato per la convinzione di non aver, comunque, dimostrato abbastanza.
Tutti insoddisfatti! Sì… ma in modo diverso… con stati d’animo diversi e vite diverse.
La prima categoria ha l’ansia del dopo, del passo successivo, che è imperativo raggiungere… è ammorbata e intossicata da ciò che è più avanti… si muove per attrazione… al massimo, sfocia nel delirio di onnipotenza.
La seconda categoria ha l’ansia del prima, per sfuggire da inseguitori come delusione e inadeguatezza… è terrorizzata da ciò che arriva da dietro… si muove per spinta… al massimo, raggiunge la follia distruttiva.
In molti casi, i primi diventano imprenditori di livello perché non si soffermano su ciò che anno e puntano più in alto… gli altri, spesso, hanno tendenze creative o avventurose e, di solito, ottengono meno successo, perché si guardano sempre indietro e contemplano… soprattutto gli errori.
Il problema comune è che chi si ferma è perduto. Rallentare e fermarsi arresta inesorabilmente la scalata o permette che le reminiscenze ci raggiungano.
Potrebbe essere una mera auto-convinzione… eppure. vedo tracce di questa mia teoria in ogni persona che incontro… e valuto il livello di evoluzione o pericolosità. Intuisco chi è ancora in corsa e sta addirittura raggiungendo l'eccesso o chi è in debito d'ossigeno, comincia a rassegnarsi o odiare. Pochi sono caduti, si sono rialzati, se ne sono fatti una ragione e hanno trovato la serenità... senza la necessità di dover riprendere a correre in modo spasmodico.
Non è una visione necessariamente drammatica e pessimista… gli effetti, a volte, sono soprendenti.
Senza ansia per il prossimo successo…
  • sarebbe esistito Lorenzo il Magnifico?
  • sarebbe esistito un sociopatico capace di far credere di aver inventato il telefonino?
  • potremmo nutrire la satira verso certi governanti grotteschi e megalomani?
Senza fuga dai demoni…
  • sarebbe esistito Leonardo Da Vinci?
  • avremmo letto le opere dei poeti maledetti?
  • avremmo potuto ascoltare le canzoni di The Doors?
Io, credo di no.
Sono convinto che queste "pressioni" potrebbero anche portare a qualcosa di positivo.
L'importante è capire se le persone che ci circondano appartengano agli inseguiti o agli inseguitori... ma anche valutare a che punto del percorso siano per prevedere rischi o vantaggi nei nostri confronti. Chi è ancora in corsa può scatenare una competitività velenosa (se insegue) oppure scaricare demoni per alleggerirsi (se è inseguito). Chi ha rallentato troppo, cadendo nella frustrazione, può invidiare e cercare di azzoppare (se insegue) oppure voler trascinare nel buio con lui per non essere lasciato indietro (se inseguito). Mentre... chi ha capito che correre in solitaria è logorante potrebbe offrire una valida compagnia a patto di avanzare in sinergia.
Se esiste una possibilità di collaborazione, possiamo scegliere se avere un inseguitore o un inseguito al nostro fianco. Dipende dalle circostanze. Tra amici, a volte è preferibile essere della stessa categoria per un relax da spogliatoio o da divano... mentre in compagnie estese il misto ha più senso. In ambito professionale, una coppia di categorie diverse potrebbe fare furore esaltando le due forze propulsive. La stessa cosa vale per le relazioni sentimentali.
Alla fine... non importa se scappi o insegui, se sei leone o gazzella, se ti hanno cresciuto nell'esaltazione o nella penalità... tutto dipende dalla capacità di uscire dal tunnel dell'isolamento. Un leone e una gazzella si svegliano con l'ansia di morire di fame o essere mangiati... ma se fossero alleati e unissero forza e velocità diventerebbero inarrestabili... e sereni.

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