normalità, successo o fallimento?

Da sempre, l’essere umano vuole qualcosa di più…
qualcosa di più della mera sopravvivenza e della riproduzione per il mantenimento della specie…
qualcosa di più che essere una scimmia…
qualcosa di più di quanto era o di cosa aveva prima…
qualcosa di più della peggior condizione immaginabile: la normalità.
Ovviamente questo discorso non può riferirsi alle vittime di violenze, soprusi e limitazioni perché loro non hanno scelte o possibilità e possono solo impegnarsi per sopravvivere ed evadere dalla loro situazione… ma per le persone considerate “libere”, la normalità è quel penoso stato in cui un individuo accetta il ritmo monotono di un’esistenza anonima al solo scopo di mantenere se stesso e i propri cari, nutriti e al sicuro… pur non avendo costrizioni e impedimenti a sforzarsi di ottenere "qualcosa di più"..
Una situazione ripugnante in cui ci si prodiga a faticare per garantire le necessità primarie e trascorrere una vita basica tra sofferenze e minime soddisfazioni… un po’ di amore o sesso, un po’ di cibo, un po’ di quiete, un po’ di felicità,… un po’ di speranza che la propria prole possa continuare la famiglia e trovare un po’ di amore o sesso, un po’ di cibo, un po’ di quiete, un po’ di felicità…
Spesso questa categoria di persone viene definita “parassiti” anche per sottolineare il disgusto e il disprezzo verso questi individui inutili. Non sarebbe un termine molto azzeccato, perché gli uomini “normali” si fanno semplicemente i fatti loro senza disturbare più di tanto, mentre i parassiti distruggono qualcos’altro o qualche altro essere per propria convenienza… e questa attitudine è presente per lo più in tutti gli altri individui che non vogliono essere “normali” … ma, va bene lo stesso. Sarebbe anche vero che chi vive “normalmente” agisce in modo simile a tutte le altre specie animali, ma non possiamo definirli “animali” perché usiamo questo definizione in altri casi, ad indicare gente avvezza a violenze e soprusi ingiustificati o a pratiche barbare e disumane... azioni che nessun animale, a parte l’uomo, compierebbe… ma, va bene lo stesso.
Distinguere i normali, o banali, o anonimi, è facile ed è reso ancor più evidente nell’epoca moderna:
  • Qualsiasi lavoro svolgano si preoccupano solo di compierlo seguendo le regole e rispettando obiettivi e date per ottenere il giusto compenso così da garantire il mantenimento del proprio nucleo familiare… senza usare qualsiasi mezzo, scaltrezza, strategia per lavorare meno e ottenere di più, per accumulare anche in esubero o per accrescere il proprio potere e il proprio status sociale.
  • Se comprano qualcosa di utile è principalmente perché “serve” veramente e lo utilizzano fino a quando sarà in grado di funzionare… senza curarsi del design, del brand, dei trends. Infatti quando comprano un telefono lo usano per anni e giusto per telefonare… senza sfoggiare l’ultimo modello e utilizzare le app più cool del momento. Nel caso comprino qualcosa di non strettamente utile, come un soprammobile, un quadro, una pianta è perché piace a loro… senza preoccuparsi di cosa penseranno gli altri.
  • Se leggono, studiano o approfondiscono un argomento è perché hanno bisogno di quelle informazioni o perché sono banalmente interessati o curiosi… senza predisporsi ad usarle per sfoggiare cultura e superiorità intellettuale durante le conversazioni.
  • Se posseggono un auto deve semplicemente mettersi in moto e trasportarli da un luogo ad un altro… senza contribuire alla loro immagine o dimostrare la loro forza e la loro potenza. Quando, poi, devono parcheggiare, perdono tempo a cercare un’area di sosta adatta e a fare manovra correttamente… senza godere dello spregio alle regole e ottimizzare il processo lasciando la vettura su un passo carraio, una discesa per handicappati, le strisce pedonali… senza sfruttare la regola del “tanto sto poco e gli altri possono aspettare”.
Per sintetizzare, possiamo dire che gli individui “normali” tendono a seguire e rispettare una sorta di equilibrio naturale… e questo strano equilibrio non si cura dei social, del lusso, dello sballo, della moda, …
Esiste qualcosa di più squallido e insignificante?
Come già detto all’inizio: l’essere umano libero (parassiti esclusi) vuole di più!
Probabilmente è capitato a tutti di dire o pensare frasi come “vorrei essere gatto… o cane… o delfino… o aquila” … cioè vorrei avere una vita senza pensieri e godermi giusto un po’ di amore o sesso, un po’ di cibo, un po’ di quiete, un po’ di felicità… ma nessuno cadrebbe così in basso da voler essere “normale”. Un gatto, un cane, un delfino, un aquila, sono affascinanti e tutti li guardano con ammirazione esclamando “oooohhh che belloooo!” … praticamente sono delle pop-star da copertina che non faticano e non si stressano mai, posano e basta.
Se il desiderio di essere uomini “normali” ci aggredisse, in un momento di eccessiva disperazione, ce ne vergogneremmo e lo negheremmo. Se arrivassimo ad affermare una tale oscenità in pubblico, sarebbe solo un modo pittoresco e ironico di dire “Ne ho piene le scatole di tutte ste preoccupazioni e di questo stress!” e ci aspetteremmo una reazione rassicurante degli altri quale “Non dire stronzate! Una persona straordinaria come te non potrebbe mai”.
Naturalmente esistono persone più o meno normali e altre più o meno straordinarie. Possiamo misurare il tutto tracciando una linea retta e fissando i due estremi: da una parte il limitarsi alla pura sopravvivenza e dall’altro il puntare al superamento della condizione umana per ergersi a divinità.
Se pensate che il secondo estremo sia esagerato o obsoleto… forse non avete intuito cosa passa realmente nella testa di molti dei leader politici ed economici sparpagliati nel mondo… o di molti killer seriali.
In ogni caso, ogni individuo si trova in un punto tra queste due estremità e vi si posiziona in base al proprio livello di aspirazione al miglioramento e al proprio impegno per raggiungere il successo di idee e progetti che vanno oltre l’ordinario.
Il successo, nell’accezione comune del termine, è la parola chiave ed è rappresentato da ogni oggetto, evento, pensiero, creato dall’uomo. Ognuno di essi deve la sua esistenza al successo di qualcuno o di un gruppo. Ognuno di essi ci educa e ci spinge ad inseguire il nostro personale successo per cercare, ogni attimo, di stare meglio di prima… mica come i “normali” che stanno sempre uguale a prima.
Questo vuol dire che ogni essere umano che esce dallo stato di sopravvivente è destinato a stare bene e sempre meglio? No, tutt’altro.
Infatti, non esiste un successo finale, non esiste un punto di arrivo che ci consenta di essere soddisfatti per il resto della nostra vita. Se ve lo raccontano nei film, nei libri e nei bei discorsi è perché tralasciano volutamente cosa accade “dopo” … in modo da lasciarvi lo stimolo a crederci e continuare.
“E vissero tutti felici e contenti” … Veramente? Non sono più scesi dalla carrozza con scritto oggi sposi? Hanno continuato a sorridere e salutare dal finestrino fino alla morte? Probabilmente sono andati a vivere in un castello magnifico dove al mattino lei indossava un nuovo vestito stupendo e lui una divisa regale e scintillante, poi andavano a cavalcare nelle foreste e nei prati spettacolari attorno alla reggia, poi pranzavano, serviti e riveriti, gustando prelibatezze di ogni genere, poi si dilettavano con giochi e attività piacevolissime, poi un bagno ristoratore con i migliori sali e unguenti seguito da massaggi e trattamenti di benessere e bellezza, poi cenavano con altre sorprendenti prelibatezze, poi in camera da letto a fare l’amore e sesso sfrenato come se non ci fosse un domani… e il giorno dopo? Lo stesso… e il mese dopo? Uguale… e gli anni successivi? Si sono aggiunti i bellissimi figli e hanno continuato a fare le stesse cose… fino alla morte, sopraggiunta trent’anni dopo. Quasi 10.000 giorni perfetti con la totale assenza di ansia da successo, sorridendo e salutando tutti in ogni singolo istante.
Non è facile pensare che una vita come quella, senza necessità di affaticarsi per inseguire nuovi successi, possa indurre a noia e tristezza… in quel caso con un bel po’ di alcol, una decina di amanti, nuove pratiche sessuali stravaganti, qualche guerra stimolante, un paio di ristrutturazioni per abbellire il maniero… poi ti passa.
La ricerca del successo è un processo infinito e incrementale. Non possiamo mai essere soddisfatti perché ogni volta che raggiungiamo un obiettivo, passato il breve momento di soddisfazione, dobbiamo cercarne un altro per non sentirci vuoti e inutili… per non trasformare quello che abbiamo raggiunto in una statica e monotona “normalità”.
In realtà un traguardo supremo esisterebbe… arrivare ad una condizione in cui la bramosia, il desiderio, la competizione, l’invidia, la fame, il conflitto interiore cessino, raggiungendo così il benessere assoluto e la pace dei sensi. Questo presuppone il fatto di superare e abbandonare ogni impulso che caratterizza l’essere umano… ed ergersi a divinità.
La verità è che il fine ultimo e inesorabile del desiderio di successo… è il fallimento.
Può sembrare un affermazione assurda o surreale, ma questo solo a causa di un colossale malinteso o, se vogliamo, di un espediente necessario a garantire il raggiungimento dello scopo. Il fallimento va creato ed esiste solo come conseguenza ad un obiettivo non raggiunto. Più importante è l’obiettivo, migliore sarà il fallimento. Se pensassimo a priori che la sconfitta sia inevitabile e accettabile… rinunceremmo al desiderio di nuovi trionfi e all’impegno per perseguirli… ci fermeremmo, ci accontenteremmo e ci arrenderemmo subito e senza troppe preoccupazioni… saremmo un esempio per altri che ci imiterebbero… il concetto stesso di successo, nell’accezione comune del termine, svanirebbe in breve tempo… e così svanirebbe anche il fallimento, sempre nell’accezione comune del termine. Insomma, per poter fallire bisogna prima impegnarsi! Non possiamo cadere dentro un baratro profondo decine di metri senza prima arrampicarci sulla montagna e se vogliamo riuscirci dobbiamo credere di poter raggiungere la vetta incolumi ed impegnarci per arrivare più in alto possibile. Se l’illusione svanisse ci fermeremmo prima rimanendo stupidamente in compagnia di qualche stambecco… niente a che fare con gatti, cani, delfini e aquile.
Se tutto questo vi sembra poco credibile o esagerato... provate ad analizzare le consuetudini che riempiono la nostra vita e cercate di comprenderne la logica... trovate il reale risultato alle quali conducono.

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